Ultimamente mi chiedo a cosa corrisponda esattamente il “senso di appartenenza” e come questo condizioni la vita di un individuo. Su Wikipedia ho trovato una definizione molto interessante, che parte dal concetto di “identità”:
“Il concetto di identità riguarda, per un verso, il modo in cui l’individuo considera sé stesso come membro di determinati gruppi (genere, etnia, nazione, professione, ecc.) e, per l’altro, il modo in cui i codici di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso e agli altri. […] Molte persone sono orgogliose del gruppo in cui si identificano, che fornisce loro un senso di appartenenza ad una comunità, e per converso nutrono un differente gradiente di rifiuto per i gruppi che considerano esterni o altri, gradiente tarato in base al grado di vicinanza o lontananza dell’altro dal proprio.” [Wikipedia, 2007]
Mi sento italiano? O meglio, mi identifico con gli italiani? La risposta ora è “sí e no”: ci sono aspetti della nostra cultura di cui vado sicuramente orgoglioso (la lingua, il temperamento, lo stile, la cucina, ecc.), ma ci sono anche diversi stereotipi dell'”Italietta” di cui mi vergogno.
Di domande cosí potrei pormene tante, ma non so in quanti casi risponderei con un sí od un no secco. Con il passare degli anni il mio senso di appartenenza ha confini sempre piú laschi, ed in questo senso la mia esperienza da studente Erasmus in Norvegia ha contribuito molto.
Consiglio spassionatamente a tutti una esperienza all’estero, di almeno sei mesi. Ti mette in discussione, ti apre la mente, ed alla fine ti fa sentire diverso, piú ricco. Il tuo senso di appartenenza appunto, non sarà piú lo stesso. Ti sentirai di far parte di un tutto dal quale attingere il meglio che le culture del mondo hanno da offrire.
Ricordo quando durante l’infanzia mia madre, nel mezzo di discorsi piuttosto impegnativi per un ragazzino, diceva di sentirsi “cittadina del mondo” piuttosto che fiorentina o italiana. Purtroppo la saggezza dei propri genitori, se si è fortunati, la si capisce ed apprezza solo arrivati ad una certa età. Adesso che ho 26 anni penso aver finalmente capito il significato delle sue parole.