Category: Society

One month in Bergen—Life of a software engineer in the most beautiful city of Norway

26th of July-26th of August. I have been in Bergen for exactly one month, and my life has changed dramatically…

I live in a cosy flat in the city centre, close to all the attractions of the city. It has three rooms, one bathroom, and two little storage rooms. The kitchen has gas stoves instead of electric hot plates, something rare here in Norway since cities have no gas networks, and this makes me feel a little bit at home. Unfortunately, there is no living room, but my room is large, about 16m², and has a sofa.

I share the flat with other two nice Norwegian guys, Thorolf and Willy. The life at home is a bit different from what I am used to having in Italy or during my Erasmus. People spend most of the time in their rooms. Sometimes they come to the kitchen to prepare some food, but they even eat back in their room. Kind of weird to me, but I was told that Norwegians tend to be reserved and that this behaviour is normal…

The company where I work is not so big, and sometimes I feel like I work in a family-managed business. It is located in the city centre so that I can be at work in 10 minutes with my bicycle. I have flexible working hours, but in general, I work from 9:00 to 17:00.

I work closely with Mikal, the guy who helped me in finding this position. We will have to develop an entirely new project about surveillance systems starting almost from scratch. The way is long, but we want to do the things in the right way, as Ian Sommerville teaches in the Software Engineering book. 🙂 We agree on the goals of the project, but we have diverging opinions about its implementation. As you may know, I am a believer and advocate of free software, but Mikal is an enthusiastic Microsoft fan. While I recognise that some of the Microsoft solutions could do better than the free/open source alternatives, I am a bit concerned about becoming a locked-in company. Anyway, the final word on the technology is always up to the technical leader so that we will see.

Soon I will receive my first salary, and I am looking forward to feeling some economic stability in Norway. Here the cost of living is a bit higher than in the rest of Europe. The rent of the room costs 3000 NOK (about 375 EUR) per month, which is not so much more than in other countries, but a half litre beer, for example, costs 50 NOK (about 6 EUR). The salary, however, even normalised to the cost of living, can be considerably higher than in the rest of Europe.

My parents sent me a package of 30 Kg, which took almost one month to be delivered. It was stopped by the customs at the Italian border because of some “missing documentation”, but it made it through in the end. Now I can finally eat some decent food. 🙂 I do not like a lot of things about my home country, but I still believe that Italy has the best cuisine in the world.

I came to Bergen with few contacts left from my Erasmus exchange and the short trip I had here in Easter, but this was more than enough to get to know lots of new people. The bad news for me is that most of them have just left or are leaving soon. Thank you Mauro, Silje, and the other guys at the “Auberge epagnole”, you have been very gentle. I hope to keep in touch with you and to see you again, maybe here in Bergen or maybe somewhere else in the world.

And by the way, Silje taught me a little bit of Norwegian (and I taught her a little bit of Italian). At the moment I can only say childish sentences like “Jeg heter Alessandro og kommer fra Italia” (My name is Alessandro, and I come from Italy), but I hope to improve my skills soon.

I have also registered to Facebook, a social network which is popular here. Everyone I met so far has a profile there, and it seems like this media is going to be a usual means of communication in the future, at least here in the North. I see Facebook as a useful tool, but I still prefer to get to know people the old way: face-to-face, possibly in front of a glass of wine. 🙂

Anyway, I see that I have written too much this time, and my stomach is reminding me that it is time to eat something. I will keep you posted!

5×1000 all’Università degli Studi dell’Aquila

Dopo aver trascorso sette anni all’Università degli Studi dell’Aquila, ho deciso di donare il 5×1000 all’ateneo che mi ha fatto laureare in Informatica.

Pensavo che la procedura fosse complessa, invece per una volta la burocrazia ha funzionato a dovere. I dati di riferimento sono:

  • Codice fiscale/Partita IVA : 1021630668
  • Ragione sociale: Università degli Studi dell’Aquila

Un commercialista dovrebbe impiegare pochi minuti ad inserire questi dati nel sistema di comunicazione con l’Agenzia delle Entrate. In ogni caso su tutti i modelli per la dichiarazione dei redditi (Modello Unico, 730, CUD, ecc.) è presente un riquadro dedicato alla destinazione del 5×1000. In questo riquadro sono presenti tre aree di destinazione: si deve barrare quella dedicata alla “Ricerca scientifica”, scrivere il numero di codice fiscale, e firmare.

La ricerca è notoriamente snobbata dai nostri governi, indipendentemente dallo schieramento. La devoluzione del 5×1000 da sola non sarà sufficiente ad arrestare la fuga di cervelli, ma quantomeno potrebbe dare un messaggio a quei politici che da diversi anni contribuiscono al rallentamento dello sviluppo del Paese.

Stato della chiesa

L’Italia, o meglio, la Repubblica Italiana, dovrebbe cambiare nome in Stato della Chiesa… sí avete letto bene Stato della Chiesa, come nell’antico splendore ottocentesco.

Lo spunto per questa riflessione è la recente notizia che nel processo a Radio Vaticana, accusata di essere responsabile di inquinamento elettromagnetico che aumenterebbe l’incidenza di tumori ed altre patologie, l’emittente pontificia è stata assolta in appello. “Il fatto contestato non è previsto dalla legge italiana come reato”. Il che significa che l’attività della Radio non può essere contestata.

Ora io non voglio entrare in merito né a questioni mediche né a questioni legali, non sono competente. Non ho gli strumenti per sostenere la tesi secondo la quale l’inquinamento elettromagnetico aumenti l’incidenza di patologie terminali, cosí come non ho gli strumenti per capire come mai la magistratura abbia ribaltato una prima sentenza di colpevolezza. Quello che so è che ci sono dei limiti di legge riguardanti le potenze massime di emissione, e che questi limiti vengono abbondantemente superati da Radio Vaticana. La cosa è stata ampiamente mostrata in vari servizi di Iene, Striscia la Notizia, Report e chissà quanti altri: se ne parla da anni ormai. I vari comitati delle aree colpite da questo elettrosmog hanno presentato in tribunale innumerevoli perizie tecniche. Eppure la magistratura ha deciso di non farsi piú domande e di ristabilire come al solito il principio di intoccabilità della Chiesa cattolica.

Questo è solo uno dei tanti esempi. Si potrebbe anche parlare dell’attacco ai comici del concerto del primo maggio, dell’affossamento dei DICO, della campagna di disinformazione sull’inchiesta della BBC sul “Crimen Sollicitationis”… e tutto questo è accaduto solo nell’ultimo mese.

Il catechismo della Chiesa cattolica ricorda (nn. 1267 e 1269) che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa». Volete ancora continuare ad essere sottomessi? Se la risposta è no potete sempre cancellare gli effetti civili del battesimo: trovate tutte le informazioni di cui avete bisogno qui. Io l’ho già fatto, mi sono “sbattezzato” per coerenza, e per rivendicare il mio senso di non appartenenza alla Chiesa cattolica.

Senso di appartenenza

Ultimamente mi chiedo a cosa corrisponda esattamente il “senso di appartenenza” e come questo condizioni la vita di un individuo. Su Wikipedia ho trovato una definizione molto interessante, che parte dal concetto di “identità”:

“Il concetto di identità riguarda, per un verso, il modo in cui l’individuo considera sé stesso come membro di determinati gruppi (genere, etnia, nazione, professione, ecc.) e, per l’altro, il modo in cui i codici di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso e agli altri. […] Molte persone sono orgogliose del gruppo in cui si identificano, che fornisce loro un senso di appartenenza ad una comunità, e per converso nutrono un differente gradiente di rifiuto per i gruppi che considerano esterni o altri, gradiente tarato in base al grado di vicinanza o lontananza dell’altro dal proprio.” [Wikipedia, 2007]

Mi sento italiano? O meglio, mi identifico con gli italiani? La risposta ora è “sí e no”: ci sono aspetti della nostra cultura di cui vado sicuramente orgoglioso (la lingua, il temperamento, lo stile, la cucina, ecc.), ma ci sono anche diversi stereotipi dell'”Italietta” di cui mi vergogno.

Di domande cosí potrei pormene tante, ma non so in quanti casi risponderei con un sí od un no secco. Con il passare degli anni il mio senso di appartenenza ha confini sempre piú laschi, ed in questo senso la mia esperienza da studente Erasmus in Norvegia ha contribuito molto.

Consiglio spassionatamente a tutti una esperienza all’estero, di almeno sei mesi. Ti mette in discussione, ti apre la mente, ed alla fine ti fa sentire diverso, piú ricco. Il tuo senso di appartenenza appunto, non sarà piú lo stesso. Ti sentirai di far parte di un tutto dal quale attingere il meglio che le culture del mondo hanno da offrire.

Ricordo quando durante l’infanzia mia madre, nel mezzo di discorsi piuttosto impegnativi per un ragazzino, diceva di sentirsi “cittadina del mondo” piuttosto che fiorentina o italiana. Purtroppo la saggezza dei propri genitori, se si è fortunati, la si capisce ed apprezza solo arrivati ad una certa età. Adesso che ho 26 anni penso aver finalmente capito il significato delle sue parole.